sabato 10 febbraio 2007

Il mio libro dei colori






Dopo aver letto "Il piccolo libro dei colori" di Michel Pastoureau e Dominique Simonnet, (edito da Ponte alle grazie, Milano 2006), ho come avuto una folgorazione e, ritrovandomi in molti passaggi dell'autore sull'analisi simbolica dei colori, mi son detta: "Perchè non fare un mio brainstorming sui vari colori?"
Da notare, per chi l'ha letto o leggerà (cosa che io consiglio profondamente), che le mie impressioni possono, anzi, non dovrebbero essere, tali e quali a quelle dello storico antropologo, ma derivano da una serie di esperienze, sensazioni ed, appunto, "impressioni" che sono proprie di chi si confronta.
Infine, non vorrei che questa fosse una sorta di recensione su un libro apprezzato, o una serie di direttive sui metodi di progettazione (non ne ho ancora le capacità), ma un semplice spunto per coloro che vogliono confrontarsi con il mondo esterno e con se stessi.

Susy

2 commenti:

Camuffo ha detto...

Sono felice per questo post, come lo sono stato per quello di Pablo.
Mi piace quando gli studenti partecipano alla vita del corso e non subiscono passivamente le lezioni del professore. Se devo essere sincero due post sono ancora pochi, ma credo che possiamo considerarli un inizio.
Sono convinto che una classe funziona quando tra chi insegna e chi apprende c'è una specie di complicità intellettuale una voglia di condividere e di comunicare.

Un commento al post della Susy.
La pubblicazione di questo lavoro, anche se in realtà non era un esercizio richiesto dal corso ma spero che sia stato ispirato dagli argomenti che finora abbiamo discusso, deve farvi ricordare due aspetti fondamentali.
La ricerca di una forte personalità, di un approccio personale al progetto e la necessità di avere un metodo, un sistema per affrontare il processo creativo.

Mi aspetto altri post, altri commenti.

Camuffo

Anonimo ha detto...

Mi sembra doveroso far notare che si dovrebbe liberare il potere della tecnologia potendo così migliorare sia le capacità espressive che comunicativa. Anche se ho maturato un'esperienza ormai ventennale nel settore dell'informatica, spesso perdo molto tempo a cercare di far funzionare le periferiche e, quando meno me lo aspetto, tutto finisce in un computer che si blocca, una rete lenta che m'impedisce di esprimere velocemente quello che vedo, qullo che guardo, quello che osservo con il mio pensiero.
Non vuol essere uno sfogo, piuttosto vorrei realizzare qualcosa che il computer non può ancora realizzare o non può più perchè si ritiene che il computer faccia quello che la mano non può.
Forse sono più bravo nella comunicazione non visiva. Quello che vedo, quello che provo e quello che percepisco dev'essere comunicato non solo verbalmente e per questo imparerò un efficace metodo grafico per semplificare non i concetti, ma la complessità degli stessi.
Pier